Il Ministero della Cultura incontra le imprese culturali e creative


Nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura, martedì 6 febbraio, è iniziato il percorso partecipato di scrittura dei decreti attuativi riguardanti le Imprese Culturali e Creative previsti negli articoli 25, 26, 27, 29 e 30 della legge 27 dicembre 2023, n. 2006 meglio conosciuta come legge per il Made in Italy. La riunione di coordinamento tra partner istituzionali e operatori dell’industria culturale e creativa è stata presenziata dal Sottosegretario alla cultura Lucia Borgonzoni che ha sottolineato come: “Le prossime settimane saranno cruciali per l’applicazione del provvedimento, in quanto con la scrittura dei decreti, si entrerà nel dettaglio dell’articolazione dei nuovi strumenti introdotti dalla normativa, al fine di renderli quanto più efficaci possibile”.
Dopo gli interventi introduttivi dei rappresentanti istituzionali del Ministero della Cultura, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, la parola è passata ai rappresentanti di categoria delle Imprese Culturali e Creative che per più di due ore hanno fatto le loro proposte utili alla stesura dei decreti.

Foto Emanuele Antonio Minerva – Ministero della Cultura

Le proposte

Tutti gli operatori sono stati d’accordo nel ribadire che il fondo di 3 milioni di euro annui e per dieci anni messo a disposizione dalla legge sia insufficiente e che il comparto delle imprese culturali e creative necessiti di maggiori risorse. Difatti, se si dividesse il fondo annuo tra Regione e province autonome l’ammontare sarebbe poco più di 140mila euro per ente. Una goccia nel mare. Numerose le proposte fatte e tra queste alcune già note, ad esempio è stato richiesto l’estensione dell’Art Bonus alle imprese culturali e creative e la riduzione del periodo di riparto del credito di imposta da tre quote annuali a due annualità. Oltre a sostegni fiscali si vorrebbero incentivi per l’accesso al credito bancario. È stata richiesta anche la differenziazione della qualifica di imprese culturali da quelle creative, in quanto spesso le seconde sono clienti delle prime e se ne servono per realizzare prodotti e servizi. La differenziazione di qualifica sarebbe funzionale a una diversa ripartizione delle risorse. È stata richiesta anche una diversa specificazione tra imprese, enti del terzo settore e liberi professionisti e di inserire nell’albo delle imprese culturali e creative anche le botteghe storiche, gli archivi storici e le fiere di settore come, ad esempio, le manifestazioni dedicate alla moda. Si richiede anche di incentivare le filiere trasversali comprendenti il libro e il teatro o il cinema, di favorire la contaminazione tra settori e di incentivare le filiere verticali per le attività di formazione delle competenze, di produzione creativa e di commercializzazione dei prodotti e servizi.

Interessante è stata la proposta di utilizzo degli immobili pubblici dismessi in favore del Terzo settore, nell’ottica di rigenerazione urbana degli spazi abbandonati. È stata sollevata la problematica di coordinamento tra diversi albi, l’albo delle imprese culturali e creative del MiC, delle Camere di Commercio e gli albi delle imprese artigiane. Il settore della moda necessita di rafforzare la formazione al fine di favorire il ricambio generazionale, mentre il settore dei videogiochi invoca una maggiore tutela della proprietà intellettuale, le sale cinematografiche chiedono incentivi per un uso diverso degli spazi; non solo cinema, ma anche per eventi enogastronomici o editoriali.

In molti hanno chiesto azioni di capacity building, un maggiore rafforzamento dell’immagine delle imprese italiane all’estero e attività sinergiche per creare un ecosistema più strutturato. Si vorrebbero potenziare le aziende con marchi storici con più 50 anni di attività e supportare le produzioni musicali e audiovisive indipendenti, sempre più alla mercè delle piattaforme multinazionali che creano un imbuto alla distribuzione dei contenuti.

Il settore musicale ha chiesto di essere equiparato al cinema e di avere un’estensione del tax credit. Per quanto riguarda le gallerie d’arte, gli artisti e le fondazioni artistiche si richiede l’abbassamento dell’Iva al 5,5% nelle transazioni di acquisto di opere d’arte per le gallerie, gli artisti e i musei e maggiori incentivi per potenziare le competenze di settore. Inoltre, si vorrebbe intervenire sugli statuti dei musei italiani per incentivare le mostre di artisti italiani e l’acquisizione di opere, sempre con Iva agevolata.



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