In tempi difficili si annidano le opportunità


A fine 2023 si sono rincorsi dati statistici sulla contrazione delle vendite, in asta e in fiera, ma ha anche fatto notizia l’acquisizione di due tavole di Pietro Lorenzetti a oltre 4,7 milioni da parte di un collezionista americano di Contemporary Art da Tajan-Parigi. Il Report 2023 di Artprice (a giugno) ha constatato un rallentamento dei prezzi del contemporaneo rispetto al passato pur, comunque, in un contesto di crescita di 22 volte rispetto al 2000/2001.
I principali rapporti sul mercato dell’arte prodotti da Art Economics e da Art Tactic forniscono analisi su un contesto in cui le nubi, anticipate da pochi, non dovrebbero portare fuori rotta i navigatori più esperti. Inflazione e fronti di guerra sono all’origine della cautela emersa dopo la ripresa post-pandemica. Nel campione analizzato da Art Economics il 77% dei collezionisti è fiducioso e la spesa media dei collezionisti più ricchi censiti (HNW) è rimasta uguale al 2022. Servono dunque lenti più potenti per interpretare in modo corretto la congiuntura, in cui non manca un collezionismo nuovo ed attivo. E si arriva ad una domanda: è proprio in tempi difficili che si annidano le opportunità? Anche per artisti e piccoli collezionisti?

L’esempio dei collezionisti del Brooklyn Museum

Non occorre inseguire il superquotato Contemporary, in assestamento sui prezzi, o il blu Fancy Vivid, lo straordinario diamante Bulgari da 11,16 carati aggiudicato a 25 milioni, né il ritratto di Marie-Thérèse Walter di Pablo Picasso venduto a 139,4 milioni, record 2023 di Sotheby’s, per fare un buon investimento . Per intercettare asset alternativi ad investimenti più volatili od aridi, si può comprare arte, con la consapevolezza che il suo “rendimento” potrà essere differenziato, dal breve al medio/lungo termine, combinando piacere e convincimento, estetico e monetario. È successo e succederà ancora.

Claude Monet (1840–1926), «Palazzo del Parlamento, effetto della luce solare», 1903

Lo mette in luce la costituzione di patrimoni collezionistici raccolti a cavallo della depressione del 1929, tra Europa ed Stati Uniti, testimoniata dalla mostra del Brooklyn Museum di New York aperta a Palazzo Zabarella di Padova (fino al 12 maggio 2024). Nacque nel 1897 quello strano museo orientato al Modernismo, ovvero a cose che pochissimi in Europa volevano davvero pagare, arricchito – come il più celebre Metropolitan Museum – dai lasciti del neo-collezionismo americano. Da fine Ottocento, gli esponenti di un mondo industriale in rapido cambiamento, come il re dello zucchero Henry Havemeyer con la moglie Louisine, si misero a comprare artisti recenti piuttosto che gli Old Masters delle famiglie britanniche e toscane, contesi da ricchi galleristi come Joseph Duveen e Michael Knoedler, agenti dei magnati di acciaio e ferrovie H.C.Frick, A.Mellon e J.P. Morgan.

Claude Monet (1840–1926) «Marea crescente a Pourville», 1882

Mercanti e dinamica dei prezzi

Negli anni Venti del Novecento occorreva audacia per scegliere gli artisti moderni. Una volta saliti i prezzi, ad esempio degli Impressionisti, con mercanti come Ambroise Vollard e Paul Durand-Ruel, anche i musei non avrebbero più potuto rincorrerli. Ma i nuovi collezionisti, viaggiando molto in Europa e frequentando Esposizioni Internazionali come quella di Parigi del 1900, potevano conoscere mercanti ed artisti fuori delle ristrette cerchie degli appuntamenti ufficiali dei Salons. O ricomprare quello che i piccoli collezionisti europei della prima ora avevano acquisito coi loro ben più limitati mezzi. La successiva grande fortuna dei “French Moderns” e delle avanguardie europee da Gustave Courbet a Joseph Fernand Henri Léger, tra cui Berthe Morisot e Giovanni Boldini, fu costruita con mostre estere come quella del Brooklyn Museum del 1921. Oltreoceano seguì l’ondata di post-impressionisti, fauves e cubisti promossi da Bernheim-Jeune, Daniel-Heinrich Kahnweiler e altri. All’inizio, anche loro in Europa non prendevano piede sul serio. Modigliani, de Chirico e Picasso, ad esempio, furono comprati da personaggi come il chimico di Philadelphia Albert C. Barnes, con la moglie Laura, senza sapere che stavano contribuendo a cambiare il gusto del Nuovo come del Vecchio mondo. Donarono al Brooklyn anche magnifici dipinti di Pierre-Auguste Renoir, Chaïm Soutine, Henri Matisse. Erano i rappresentanti di un paese proiettato verso il futuro.



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